I vuci ri Palermu: Gaetano Celano

Le voci di una Palermo ormai scomparsa, soffocata dallo smog dal cemento e dal caos urbano, che le hanno derubato il buon profumo che emanava di zagara e gelsomino.

Voci incamerate da un bambino che condotto a scuola dalla madre a sette anni si scontra con le mille grida dei venditori del mercato.

Si siamo proprio in uno dei 4 mandamenti di Palermo che hanno fatto la storia della città e volente o no x condurlo alle elementari bisognava attraversare il mercato del rione CAPO.

Tornando a casa dopo la scuola il bambino si ritrova fra le gambe del nonno materno (Peppino Celano) e racconta al nonno di come quelle grida lo avevano confuso, il nonno in un caldo abbraccio disse :questa e l’anima di Palermo devi farne tesoro, i putiara (gestori di negozi) x vendere devono abbanniare (decantare la merce) che hanno, come io devo cuntare le gesta dei paladini di francia x vivere.

Sono le voci che arrivano dentro e ti colpiscono e ti incantano e come cantare una ninna nanna a un bambino, lo calmano e lo pacano. Tienile dentro e distillale un giorno capirai.

Gaetano Celano nasce a Palermo il 16 /06 /1968 nell’ antico quartiere del Capo dall’ arabo (caput seralcaldio) mercato arabo delle spezie.

Sin da piccolo era dotato di una valente manualità nel costruire .

La madre riusciva con un piccolo martello ( che ancora possiede x ricordo) e 50 lire di chiodini comprati da uno calzolaio vicino a tenerlo impegnato,così il piccolo Gaetano stava lì a piantarli finché non finivano i chiodi o non si schiacciasse un dito.

L’amore per i pupi cresce in lui fin da piccolo imitando il nonno che si dedicava alla costruzione dei pupi davanti il proprio teatrino in vicolo Pilicelli 5.

Amici di famiglia che risiedevano in America gli regalarono dei giocattoli,fra questi c’erano dei personaggi come Big Jim con costumi da Robin Hood e con teste della serie il Pianeta delle Scimmie .

Gaetano con le forbicine della nonna, del filo elettrico e delle lattine di coca cola riciclate armò di vero pugno con elmi,corazze, gambali e spade quei personaggi sotto gli occhi stupiti dei familiari, dando vita a Orlando, Rinaldo e i paladini che aveva dentro.

Gaetano cresce nei vicoli della vecchia Palermo respirando l’aria del mercato dove echeggiavano le abbanniate dei venditori e il profumo dei panni stesi, inondava quelle stradine popolate dove si parlava col baccagghiu.

Nella famiglia di Gaetano si usano termini del gergo puparo come per esempio non toccare quel coltello che è una Durlindana, non stare vicino al quel tuo amico che è una Gano di Magonza o magari per indicare che da piccolo era molto vivace la madre lo paragonava a Malaguerra.

Nell’Ottobre del 1973 il nonno muore in un tragico incidente, portando via con se un pezzo di storia del rione Capo e una figura storica di Palermo; la tradizione di famiglia sembrava volgere al termine ma in quel bambino che cresceva spensierato tra i vicoli si distallavano la maestranza e la magia dei cunti del nonno.

Scavando e spolverando nella memoria della madre e dello zio Rosario Celano, che sin da piccolo seguiva il padre nella sua arte, fu lui che mi fece da maestro raccontandomi storie con dialetto e gesti nella postura di cuntastorie.

Il debutto sul palcoscenico avviene al Teatro Montevergini con lo spettacolo I 4 cunti per la regia di Fabrizio Lupo.

Il Puparo e Rosalia, regia di Fabrizio Lupo a Palazzo Bonagia.

La morte del maestro,regia di Fabrizio Lupo al Museo delle Marionette.

3/10/2008 Storyelling, Palazzolo Acreide Museo Antonino Ucello Cuntu.

La storia di Dama Rovenza.